View Colofon
Original text "Pájaros que cantan el futuro" written in ES by Alejandro Morellón Mariano,
Other translations
Proofread

Maria Gaia Belli

Published in edition #2 2019-2023

Uccelli che cantano il futuro

Translated from ES to IT by Ilaria Garelli
Written in ES by Alejandro Morellón Mariano

Sembra un miscuglio impossibile tra un gufo, un pipistrello, un pinguino e un procione; ha le piume blu, gli occhi grandi e rossi, il becco giallo; non ha le mani bensì due piccole ali che si muovono quando si accende.

Buon compleanno, dice lei.

Noa pensa che sia valsa la pena comprarlo, malgrado la spesa eccedesse le sue possibilità. Ha dovuto mettere da parte dieci paghette per racimolare i soldi, ma adesso, vedendolo così emozionato, è contenta di aver rinunciato al cinema, al parco divertimenti e anche al bowling del venerdì con le amiche.

Daniel tiene il pupazzo fra le mani come fosse vivo, cercando di scorgervi qualcosa negli occhi. Noa pensa che i genitori guardano in quel modo i propri figli appena nati, con la stessa fragilità silenziosa, con timore reverenziale.

Lui lo osserva ancora per qualche istante, lo posa a terra, quindi preme una delle due orecchie per avviare il sistema.

Ciao, Furby.

Il pupazzo muove gli occhi, avanza di qualche passo e apre il becco; prima si sente un suono metallico e dopo una voce:

RIMANGONO SETTECENTOTTANTOTTO MILIONI DI SECONDI ALLA FINE DELL’UMANITÀ.

Noa e Daniel si guardano senza capire. Fra loro e intorno a loro una natura atemporale, cupa ed elettrica; una distanza e al contempo una forma di vicinanza che non possono ancora spiegare a parole. La voce della congiura, la voce della premonizione.

Ma che dici, Furby?

Lei utilizza l'orologio-calcolatrice per convertire i secondi, quindi si avvicina al pupazzo.

Cioè, stai dicendo che mancano più o meno venticinque anni alla fine del nostro mondo? È così?

Il pupazzo agita le ali e gli si illuminano di bianco gli occhi. Con le orecchie dritte predice loro l’ascesa dell’estrema destra, la repressione statale, le crisi economiche, le pandemie, i superbatteri, gli incendi boschivi, il cambio climatico, la perdita della biodiversità, l’estinzione delle specie, le guerre alimentari e le migrazioni di massa, le barriere di separazione, il filo spinato e i muri di cemento, la lotta per l’acqua potabile, le stragi indiscriminate, il genocidio, lo sterminio di intere popolazioni, i pianti e le urla, la sofferenza e la morte, la denutrizione, il buio delle notti future senza luna, le ecatombi, le centrali nucleari fuori controllo e i danni delle radiazioni, le infezioni, la peste, la mutazione della carne, i cataclismi, le eruzioni concatenate, i meteoriti, le fiamme solari, la nuova glaciazione, le supernove, le nuvole nere che copriranno il cielo e porteranno il freddo e la tristezza, la pioggia acida e la cenere sui corpi morti. Poi, il pupazzo tace, retrocede di qualche passo e chiude gli occhi simulando il sonno.

Come si ha il presentimento di certe verità assolute, nello stesso modo sia Noa sia Daniel accettano nella rivelazione una verità indiscutibile. Da quel momento si stabilisce fra di loro un’alleanza segreta; imparano a rifugiarsi nel mistero, in quel silenzio che anticipa l’annunciazione. Decidono di continuare ad ascoltare Furby durante la ricreazione.

Il pupazzo balla, canta, fa le fusa, chiede il cibo e chiude gli occhi per simulare uno sbadiglio, ma talvolta, nascosti in fondo al cortile o chinati sotto i banchi, parla loro del senso del tempo e delle dimensioni dello spazio, della matematica dell’universo, dell’origine della civiltà, dell’ipercoscienza del cosmo, della nascita delle religioni, dell’intelligenza degli organismi che vivono oltre il sistema solare, dei limiti della realtà, del fenomeno delle rotazioni planetarie.

Noa e Daniel diventano inseparabili e al contempo malinconici. Si isolano dagli altri e rifiutano qualunque attività extrascolastica, qualunque cosa diversa dall’accesso al sapere proibito. Finite le scuole superiori lasciano gli studi e affittano una stanza con i soldi dei loro genitori. Nell’appartamento si vocifera che siano fratelli e che pratichino l’incesto, ma a loro non importa.

Soltanto quello che dice il pupazzo importa.

Ogni notte si ritrovano intorno a Furby come la prima volta, ma col tempo il suo linguaggio e i suoi movimenti cambiano. Il pupazzo costruisce spazi sempre più profetici e muove le ali da pipistrello con agilità frenetica, gli occhi a sinistra e a destra, in alto o in basso e la boccuccia di plastica continua ad annunciare profezie, alcune delle quali si sono già compiute: le frane e le fessure nelle placche tettoniche, l’inquinamento dell’aria, il fanatismo, la barbarie, l’incompetenza delle istituzioni, il degrado degli ecosistemi, le faglie distruttive, la scarsità delle risorse, il propagarsi di malattie mortali, i supervulcani, gli incendi fuori controllo, le tempeste tali da offuscare il cielo per settimane, i milioni di cadaveri sotto e sopra la terra, la loro decomposizione. Ma parla anche delle prime forme di vita successive agli uomini, degli alberi che cresceranno sulla terra contaminata, delle creature che nasceranno nelle pozze di scorie radioattive facendosi strada fra la melma e che creeranno ecosistemi sconosciuti alla vecchia umanità. Parla di una nuova fioritura, di gamme cromatiche mai viste, di suoni che si udiranno per la prima volta nella storia del tempo, delle civiltà future che si insedieranno nel pianeta per migliaia di anni, delle forme linguistiche a venire, della percezione extrasensoriale, degli sviluppi dell’architettura, della politica, del sistema di pensiero, della filosofia, dei progressi scientifici, dei materiali di costruzione usati per gli oggetti del futuro, della concezione musicale dell’universo, delle scoperte intergalattiche, della comunicazione interspecifica, del tempo che intercorre fra quello che sta per arrivare e quello che sta per svanire.


Un giorno, fra pianti e attacchi di panico, Noa decide di tornare a casa dai genitori e di separarsi da Daniel. Il loro segreto si perde in nuove visioni a forza di terapia e cure, e anno dopo anno si dissipa nella coscienza. Da allora i due voltano le spalle alla desolazione, si circondano di altre persone e simulano preoccupazioni che non hanno.

Si rifugiano nella quotidianità, nella sfera privata, accettando d’istinto i limiti della collettività. Ognuno crea la propria famiglia; lui ha due figli e un cane di nome Troilo; lei ha una figlia dislessica e tre gatti senza nome. Ristrutturano le proprie case, pagano le bollette e scoprono nuovi passatempi, ma non dimenticano mai la verità e il futuro. Capita spesso che qualcosa glielo ricordi. Fino a quando una mattina uno chiama l’altra al telefono:

Allora, lo rifacciamo?

Sì.

Dopo così tanti anni?

Non resisto più.
Ma non l'avevi dimenticato?

Non segue risposta, né è necessaria. Quando si rivedono, Noa ha le borse sotto gli occhi e Daniel è così magro che sembra sempre sul punto di svenire. È stata di Noa l’idea di trovarsi in un parco vicino alla loro vecchia scuola.

Sono una nostalgica, dice lei, e i due si prendono ancora una volta per mano scambiandosi un cenno con il capo.

Quanto tempo rimane?

Più o meno cinque anni.

Allora lo facciamo?

Sì.

Quando?

Adesso.

Daniel lo tira fuori dallo zaino e lo posa a terra, fra di loro. Si guardano e poi guardano di nuovo il pupazzo, prima di accenderlo. Il sole inizia a scomparire e da lontano un fumo nero si leva in più direzioni, concentrandosi e poi dissolvendosi nel cielo.

Ciao, Furby.

More by Ilaria Garelli

Famous Blue Raincoat

And you treated my woman to a flake of your life, And when she came back she was nobody’s wife. (Leonard Cohen, Famous Blue Raincoat) In una roulotte sperduta nel deserto, un uomo tiene fra le mani una lettera. Osserva con insistenza la conclusione: «Distinti saluti, L.C.». Sembra la classica chiusura di una lettera d’affari. L’ha letta d’un fiato e dopo tante frasi decisive, appassionate, scritte con lo scopo di fare il bilancio di tutta una vita, quello che più lo stupisce è: «Distinti saluti, L.C.». Asettico. Tanto impersonale quanto una sentenza di morte in bocca a un giudice. È in viol...
Translated from ES to IT by Ilaria Garelli
Written in ES by Aixa De la Cruz Regúlez

Note sulla vita di Frances Donnell

Prologo Nel 1945, Frances Donnell, scrittrice e rinomata avicoltrice, nacque negli Stati Uniti. Nel 1983 finse di morire di lupus, malattia che la tormentava fin dalla giovinezza. Mesi dopo il suo tentativo, si scoprì che erano state tutte dicerie. In seguito a una piccola polemica, di cui tratteremo al momento opportuno, Frances rimase nell’anonimato per alcune decadi. Già nel XXI secolo, arrivò in Spagna con il fardello della malattia, che aveva continuato a opprimerla, alle spalle. Soleva dire di aver lasciato il suo paese nel momento in cui era diventata troppo vecchia per sedersi e scriv...
Translated from ES to IT by Ilaria Garelli
Written in ES by Adriana Murad Konings

Elogio dell’uragano

Mi sono sempre goduto la violenza del quotidiano: per esempio, quella di un bicchiere che si rompe nel buio. A volte mi domando se quel ricordo sia veramente mio. Rivivo la scena con un’allegria difficile da trattenere: l’oggetto che cade e si disintegra, diventa un’esplosione sorda e poi un tumulto di voci nel mezzo della notte. Mia madre che accende la luce per illuminare i vetri sparsi. La mano aperta nell’aria, sopra di me. Il rumore dello schiaffo che non assomiglia per niente al rumore del vetro contro il pavimento e la sensazione di comprendere che tutto fa parte della cerimonia. La vio...
Translated from ES to IT by Ilaria Garelli
Written in ES by Alejandro Morellón Mariano

Bestie voi tutte dei campi

Come al solito, quella mattina si svegliò affamata. Lo starnazzare delle anatre che sorvolavano il tetto risuonò fra le pareti della stanza e la bambina si tirò su dal letto. Le anatre erano arrivate a casa di sua nonna da lontano, forse da un altro continente, sbattendo le ali. Da un giorno all’altro la bambina non era più andata a scuola e l’avevano mandata lì, dalla nonna, che abitava sulla riva di un lago, a chilometri dal paese più vicino. Non interessava a nessuno. I suoi genitori cercavano intimità o stavano lavorando laggiù in città, non era chiaro. Quello di cui non dubitava era il bo...
Translated from ES to IT by Ilaria Garelli
Written in ES by Adriana Murad Konings

Abbiamo sempre vissuto in questo paese

Abbiamo cambiato pelle. È quanto dico a me stessa, riflessa nello specchio d’acqua d’abbeverata che ci regala la pila. Non ci sono più vacche in paese, quindi l’abbeveratoio è nostro, come quasi tutto intorno a noi. Nostro e di nessuno. Patrimonio di quelle che qui risiedono e resistono. Mia figlia ha rimasugli di fango e foglie secche nei capelli e mi si aggrappa al corpo come un animaletto. Da tanto non usiamo il passeggino perché il selciato lo rende inutilizzabile, quindi i miei muscoli si sono modellati a lei, al suo peso e alle sue forme, forgiandone di nuove, atletiche, impensabili. Non...
Translated from ES to IT by Ilaria Garelli
Written in ES by Aixa De la Cruz Regúlez
More in IT

Finalmente hai una stanza tutta per te

Sto scomodo, ma non mi azzardo a muovermi per non svegliarti. Mi stiro  la schiena e allevio il dolore. Sto mezzo seduto sul bordo del letto, lasciando  il materasso a tua disposizione. Sei caduto in un sonno profondo e ne ap profitto per accarezzarti i capelli con dolcezza. Non ti piace che lo faccia  quando sei sveglio.  Era sul divano che mi rifacevo. Quando stavi per crollare dal sonno,  cullato da un giorno di giochi e scorribande, ti mettevo a guardare i cartoni  animati. In quei momenti ti riempivo di coccole. Accettavi le mie carezze  solo perché eri in uno stato di semicoscienza. Ti l...
Translated from PT to IT by Francesca Leotta
Written in PT by João Valente

L'avvento

Le cose hanno preso una piega inaspettata una domenica mattina di agosto, quando i primi passanti di Place du Parvis Notre Dame, i dipendenti dei bistrot della zona, hanno intravisto l’oggetto, qualcosa di simile a una pallottola gigante poggiata al suolo con la punta verso la cattedrale e la parte posteriore verso la centrale di polizia. A una prima stima, il proiettile misurava circa venti metri in lunghezza e cinque di diametro. I barman e i camerieri si avvicinarono curiosi, ci girarono intorno una volta, fecero un’alzata di spalle e se ne andarono ad aprire i ristoranti. Questo verso le s...
Translated from RO to IT by Andreaa David
Written in RO by Alexandru Potcoavă

Dopo l’ultima cena

Sono stati giorni fantastici. Morire è così, mi ricordo ogni minuto. È come se stessi disteso sulla mappa in altorilievo dell’adesso. Sto sdraiato di schiena per sentire ogni picco di montagna, ogni valle, tutte le pianure. La vita non scorre in avanti, né indietro, è solo adesso, adesso, adesso. Dopo qualche istante sento un dolore estremamente localizzato, come una pugnalata, e rimango straordinariamente sveglio, come nel momento in cui il giudice mi ha condannato a morte. Morire è così, succede molte volte, ma una di queste è definitiva. La sensazione della fine può durare molto tempo, per ...
Translated from PT to IT by Francesca Leotta
Written in PT by José Gardeazabal

Diário de uma Portuguesa em Angola

Per anni e anni sono stata bombardata da racconti sull’Angola. Racconti che andavano da un eccesso all’altro: da chi si innamora del paese e si sente subito a casa, a chi lo odia e non riesce in alcun modo ad adattarsi. Racconti incredibili, quasi da film, tanto che a noi che ascoltavamo non sembravano veri. Ho sempre pensato che fossero esagerati, come tutte le storie che, passando di bocca in bocca, si ingigantiscono. In questo caso, le bocche erano decisamente troppe. Per anni sono stata indecisa sul voler conoscere o meno un paese così mistico. C’erano momenti in cui pensavo fosse una met...
Translated from PT to IT by Elisa Rossi
Written in PT by Patrícia Patriarca

Tornando a casa

Mentre rientrano in macchina, lasciando la città, lui tenta di sdrammatizzare dicendo che è stata una di quelle situazioni impossibili che chiama Tu-cosa-faresti-se? Lei annuisce. «Queste situazioni non sono il tuo forte», commenta. «Cosa vuoi dire? Più di così, non so che cazzo avrei dovuto fare.» «Non dire parolacce, ripete tutto quello che dici.» Anna dà una scorsa alle sue spalle. Marco è crollato sul seggiolino. «Vuoi dirmi cos’ho fatto di male?», chiede lui dopo un po’. «Davide, sei andato fuori di testa. Ti sei messo a fare a botte con il vetro. Se non ci fossi stata io, sar...
Written in IT by Fabrizio Allione

Il depuratore

Aspettava davanti ai box prefabbricati strofinandosi le mani congelate. In lontananza, due cormorani sfrecciarono sopra il fiume. Un istante dopo ricominciò a guardarsi intorno in tutte le direzioni e rilesse l’SMS che le era arrivato la sera prima. “Ciao Petra, operazione depuratore domani ore 8. Appuntamento al ponte, vicino ai prefabbricati. A.”. Prima che il display si spegnesse, lo rilesse altre tre volte. Il vecchio e il nuovo depuratore, che si spartivano le acque reflue dell’intera città, si ergevano uno dietro l’altro sull’isola, come se fossero le divinità del fiume. Mentre quello ...
Translated from CZ to IT by Elena Zuccolo
Written in CZ by Anna Háblová